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Vivevo da un anno con Billy e Marco: mi avevano affittato una stanza (per dirla tutta me la facevano pagare una vera sciocchezza) e Billy mi aveva pure trovato un lavoro come cameriera nella tavola-calda sotto casa, ma continuava a ripetermi che dovevo cercarmi qualcos'altro, che per il momento andava bene, ma che avrei potuto fare di più, “decisamente di più”.
Billy sapeva proprio tutto di me ed io di lui.
Mi piaceva il suo ragazzo: simpatico, dinamico … un tipo eccezionalmente introvabile.
Era un peccato che a casa non ci stesse mai: era sempre in giro per il mondo, correva ora dietro a questo e ora dietro a quell'altro pezzo d'antiquariato per soddisfare tutti i suoi tiratissimi ed esclusivi clienti e per fare ingrassare ancora di più quell'antipatico e unto del suo capo. Lui e Billy spesso litigavano per questo: Billy gli rimproverava di non farsi affatto rispettare, di non avere le palle per avviare una sua attività, di correre a comando, anche a notte fonda, se lo chiamavano per mandarlo nella lontanissima città di turno. Marco non gli rispondeva granché, non tante spiegazioni, si faceva mogio, cupo cupo proprio come se avessero colpito con una forza disumana il suo unico punto debole. Restava in silenzio. Poi sbatteva la porta e partiva verso l'asta di turno, verso la sua raffinatissima caccia.
Marco non era un debole e questo lo sapeva anche Billy. Era solo una delle poche persone leali che ci sono rimaste sull'intera superficie della terra. Aveva una grande riconoscenza per il suo capo perché gli aveva dato la possibilità di fare ciò che amava di più e, così, non se la sentiva di fargli le scarpe anche se ormai era lui il negoziatore più in gamba e l'intenditore più preparato della sua galleria d'arte.
Cazzo! ! ! Se ne accorgerà mai che lo stanno sfruttando?
Billy farfugliava sempre queste stesse parole dopo che Marco aveva sbattuto la porta e le ripeteva di continuo, centinaia di volte, quasi come se avesse fatto un voto e se le avesse ripetute mille volte il suo desiderio si sarebbe avverato...
Billy era così: passionale, istintivo, stava sempre a preoccuparsi per gli altri e, a sé stesso, ci pensava di straforo, magari tra una partita di tennis e l'altra o dopo una delle sue riunioni alla “Sky”. Anche lui, come Marco, era preso tantissimo dal suo lavoro e forse per questo tante volte se la prendeva perché gli altri suoi colleghi pensavano solo ai soldi e non al modo in cui svolgevano il loro mestiere. Billy però, contrariamente a Marco, la dirigeva quella stratosferica società e dimostrava così che c'è una ridottissima probabilità che chi lavora con l'anima possa avere anche un riscontro economico notevole. Nel suo lavoro, infatti, era imbattibile: un procuratore dal talento innato, riusciva a mettere in sintonia i gusti dei suoi capricciosi attori o cantanti, con le inflessibili esigenze di pubblicitari, produttori, registi e chi più ne ha più ne metta. Un grande uomo d'affari. Niente poteva corromperlo se non la certezza che quello che stava facendo era il meglio, il massimo che potesse dare. E allora … chi lo dice che quel mondo è totalmente stronzo?
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