(...)
Quello
che nella morte non muore
Non mi
piace la morte, non la sopporto, fa schifo!!!E ci metto un’infinitร
a toccarne gli stanchi residui, quegli stupidi oggetti inconsapevoli
di stravolgerti la mente. Non ti resta niente…non ci resta
niente…qualche immagine, due o tre movimenti di “quella”
persona bloccati nella memoria …e fa male, cosรฌ male! Resti
questo, qualunque cosa hai fatto, giusta o sbagliata, buono o cattivo
che tu sia stato: l’immagine annacquata che il fotografo riporta
alla luce nella camera oscura e a poco a poco prende forma. Ma chi
muore la forma la perde e non resta niente. Per questo corro,
ottimizzo il tempo, ho la smania di fare perchรฉ i minuti scappano e
devo acchiappare tutto quello che posso e prima possibile. Cosรฌ
almeno avrรฒ fatto qualcosa. Avrรฒ goduto di tutto quello che potevo
afferrare. E te lo ricorderai dove sarai. Lo ricorderai…? Dove
sarai?
Ma che
gliene frega agli altri, loro continuano la loro vita.
Ho sempre
tenuto il dolore per me. Nessuno puรฒ curarti, qualcuno ti puรฒ fare
per un po’ da controfigura, tu puoi contare sul fatto che รจ lรฌ,
perรฒ…chi riesce a far passare lo spasmo? Tu solamente. ร il
solito discorso che ci fanno “quelli bravi”: “…la risposta รจ
dentro di te…ascoltala!” Giร , pare facile, brutto stronzo, ma
cosa ascolto se urlo talmente tanto sangue che per me lo scoppio di
una bomba ormai รจ un sibilo? Eppure รจ cosรฌ. E fa rabbia ma รจ
cosรฌ. Gli spaccheresti volentieri la faccia a chi te lo dice, ma รจ
vero che solo tu puoi decidere se rialzarti o meno.
Allora…tutti
avanti! Qualche piantarello davanti a una cassa da morto
accuratamente scelta fra le frasi che giร puzzano dello sporco di
ereditร , rimpianti, rimorsi diligentemente in fila e poi tutto
passa. Presto.
No cazzo!
Non รจ cosรฌ. Per alcuni non passa. E si ammucchia dentro, si
deposita nel fondo e incancrenisce e fai finta di non vederlo. Ma lo
vedi. Io lo vedo. Lo so che se inizio a piangere non smetto. E non
piango solo per me. Piango per tutti quelli che sono morti:
materialmente o meno. Piango per tutti quelli che mi hanno
abbandonata e per i momenti che non vivremo piรน insieme anche se
continuiamo comunque a vivere entrambi. Distanti.
Mi
trattengo. Razionalizzo il pianto perchรฉ non devo sprecare il tempo
ma ottimizzarlo e ho paura davvero di non finirla piรน di piangere
quando inizio. Cosรฌ morirei piangendo.
ร un
dolore troppo straziante che gioca a domino con le tue viscere.
Piango per tutti quelli che stanno male e per tutti quelli che se ne
fottono perchรฉ loro piangono spesso e a comando e senza che il
sangue gli vomiti dentro.
E nessuno
puรฒ aiutarti: a fare cosa poi? Devi bertelo da solo il tuo dolore.
Cosรฌ forse per un po’ passerร . Starร zitto. Ma รจ sempre lร .
Per questo
ci ho messo una settimana a piangere per mia nonna che รจ morta, per
questo i miei sogni piangono per l’altra che se n’รจ andata dalla
mia vita ma continua a vivere.
Non posso
permettere che qualcuno mi veda piangere. Io sono solo il “giullare”,
io devo ridere se no soffro il doppio: per me e per loro. Devo ridere
per dare forza agli altri ma soprattutto a me, perchรฉ comunque se ne
fottono tutti. Sguardi di compassione, paroline melense…Non so se
agli altri fa bene vedere chi soffre per condividerne il dolore o per
godere del fatto che non sono i soli a provarlo. Boh, non lo so. Ma
non gliela do la soddisfazione. Preferisco barcollare e non cadere
che cappottare a terra e dover essere aiutata a rialzarmi da una mano
sudicia. Ridere, ridere, ridere. E correre, correre, correre. Fare,
fare il piรน possibile e non pensare. Ma poi non so agire in tempo
perchรฉ ho una dannata paura di legarmi alle cose, alle situazioni,
alle persone che poi muoiono tutte, sia che finiscano in una bara di
legno che in quella ripugnante dei ricordi: e quindi a che serve
andare a fondo nella vita! Ma allora a che serve…viverla?
E allora
c’รจ questo: piango per la morte degli altri e per la mia, che รจ
continua. Ogni tanto si stacca un pezzetto che non riavrรฒ mai piรน.
Ma in fondo…chi se ne frega? Basta non guardare, tapparsi il naso
per la puzza di cadavere che ti veste e andare avanti.
Perรฒ poi
muori tu, nonna, e se anche da anni non ci vedevamo e tu, non so se
coscientemente o meno, avevi tagliato da un pezzo i rapporti mentali
con il mondo, e certo eri da sempre impenetrabile e a volte
glacialmente distante, io dopo sette giorni vedo una tua foto per
pochi secondi. Io che credevo di averla giร superata. Tocco il
liscio del tuo orologio e torno a sentirmi naufragare nel mio vuoto.
Incarcerata nel mio carcere. Non so liberarmi dalle catene e
preferisco l’abbraccio delle manette a quello di un corpo, perchรฉ
soltanto quello di un corpo puรฒ ferirmi davvero. Ma soffro. E non so
andare avanti. Fuggo dalle persone perchรฉ soffro giร appena le
conosco. Perchรฉ appena le conosco so giร che se ne andranno. E
allora che senso ha legarsi a loro?