Articoli datati


I tre giorni infuocati

Le notizie impazzano a poche ore dall'elezione del Presidente della Repubblica


(…) Se io devo dire qualcosa di importante, la vado a dire alla gente, non ai giornali…se parli con la stampa, sei sicuro di perderci”.
Con queste parole, il leader diessino Massimo D’Alema si pronunciava drasticamente e pericolosamente , in un’intervista del 1995 a Lucia Annunziata su “Prima Comunicazione”, in merito a uno dei problemi più scottanti e attuali della nostra società: il rapporto politica/stampa.
E, certo, nonostante le forti affermazioni di D’Alema, è impossibile non notare che le prime pagine dei quotidiani si riempiono vorticosamente dei fatti politici del giorno e ne fanno il punto e incalzano polemiche e sono lo spazio privilegiato dell’uno o dell’altro esponente politico e alcuni “tirano le pagine” più a sinistra e altri quotidiani più a destra e altri ancora vacillano nel mezzo.
È dunque innegabile che un avvenimento di estremo riguardo come quello dell’elezione del presidente della Repubblica, veda le pagine dei giornali impegnarsi in una lotta estenuante alla caccia dell’ultima notizia. Ai lettori l’arduo compito di capire in quale angolo ripararsi in quel mare di carta e di parole. Così, gli ultimi tre giorni precedenti all’elezione del nostro presidente sono raccontate minuziosamente(scrupolosamente?) dai diversi quotidiani ed è interessantissimo vedere che i titoli e le frasi che parlano di quello stesso fatto, cambino a seconda che il quotidiano appartenga a questa o a quella tendenza politica.

Lunedì 8 Maggio 2006. A Roma, il Parlamento è convocato in seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica. Si aprono le danze. Il Corriere della sera intitola la prima pagina:
Quirinale, l’Unione candida Napolitano”.
È questo un titolo prudente come, del resto, prudente è lo stesso quotidiano che, nato a Milano ed essendo il più diffuso in Italia, originatosi come giornale della borghesia lombardo-veneta, raccoglie lettori appartenenti al centrosinistra. E, allora, i primi passi (di danza) che il quotidiano fotografa, sono quelli incerti di Massimo D’Alema: prima avanti, poi indietro. Il diessino indietreggia, infatti e si preannuncia decisiva la presa di posizione in merito di Forza Italia, le cui prime reazioni non sono certo incoraggianti e Silvio Berlusconi non ha ancora dato il “via libera”. Il comunicato dell’Unione parla del vertice a Palazzo Chigi con Gianni Letta, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, che aveva fatto quattro nomi tra i quali non c’era quello di D’Alema. Poi le voci sul passo indietro di D’Alema e, alle dieci di sera, spunta la candidatura di Napolitano che, sostiene l’Unione, avrebbe la disponibilità del centrodestra a convogliare i voti su una personalità di forte profilo istituzionale. Non è ancora chiaro se D’Alema è definitivamente “fuori gioco” o se un no di Berlusconi a Napolitano potrebbe rimetterlo “in campo”. Vengono riportate le parole di Bossi decisamente più favorevole a D’Alema che a Napoletano; tra i dalemiani resta la speranza. Livia Turco: “Massimo ha tutte le carte in regola per salire al Colle”.
Il Corriere non può non parlare delle diverse posizioni appartenenti ai vari schieramenti e, dunque, di come la sfiducia a D’Alema da parte del fronte cattolico( Avvenire e L’Osservatore Romano), abbiano pesato, mentre Furio Colombo, di Giorgio Napolitano dice:
È una delle persone più ben accette all’opinione pubblica italiana”.
Il quotidiano ci tiene allora a raccontare i vari vertici con Prodi e i leader di Margherita e Ds che si succedono e Giorgio Napolitano viene cautamente presentato come un diessino e come l’ultimo senatore a vita nominato da Ciampi; si insiste sulla sua classe: 1925. Si spiega inoltre, in un lungo articolo,chi è Napolitano : si parla delle sue origini napoletane, della sua laurea in giurisprudenza “nella scia del padre, un avvocato liberale lettore fedelissimo e severo del Corriere” della sua partecipazione giovanile ad un gruppo antifascista e comunista, della sua iscrizione al Pci e dell’impegno nel 1945-46 nella costituzione del Movimento studentesco all’Università di Napoli, del suo attivismo politico. Il Corriere ci presenta, insomma, sufficientemente soddisfatto, un uomo sobrio, asciutto, anche autore di saggi politici, di poesie e persino attore in giovinezza. E non tralascia di aggiungere le onorificenze di cui si vantano i “comunisti di una volta”, di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica; Grand Cruz de la Orden de Isabel La Catolica(Spagna) e persino di Grand Cordon of the Order of the Rising Sun, cioè del Sol Levante giapponese.
E Il Corriere sa sempre guardare lontano, avvertendo i suoi lettori che in sessant’anni soltanto tre presidenti sono stati eletti al primo voto.

Stesso giorno, stessa notizia, un altro quotidiano, Il Tempo,ha sicuramente un modo diverso di raccontarla perché incarna ideali diversi, quelli di una destra moderata.
La sua prima pagina è intitolata: “Comincia Napolitano. Quirinale, l’Unione lancia il suo candidato. E non è D’Alema. Centrodestra al bivio”. Sempre in prima pagina ad interessare il quotidiano ci sono l’ affermazione di Silvio Berlusconi, “Senza accordo è sciopero fiscale”, e quella di Alemanno, “Al Colle voterò solo un cattolico”: per Il Tempo è il centrodestra a tenere in mano le redini della situazione. La seconda pagina è per il trio Berlusconi-Bossi- Moratti che canta, a Milano, in occasione della manifestazione a sostegno della corsa di Letizia Moratti alla poltrona di sindaco di Milano.
Più stringato di quello del Corriere è l’articolo che Il Tempo dedica alla presentazione di Giorgio Naplitano, “il primo comunista ad essere ricevuto dagli Usa”, brevi cenni alla sua passione per il teatro. Si parla invece in grassetto del suo passato nei Guf e del suo curriculum istituzionale anche di livello internazionale, mentre D’Alema appare decisamente seccato in una grande foto che occupa la terza pagina. Il quotidiano è attento a raccontare il timore, nutrito dai leader di Udc e An, che Berlusconi abbia un accordo con D’Alema che, a quanto afferma Il Tempo, “si prepara a fare il vicepremier”: “Pronto per lui il ministero degli Esteri. E da lì potrà diventare il vero leader della coalizione”.

Il 9 Maggio la corsa all’elezione continua e la Repubblica intitola:
Il Polo si spacca su Napolitano”.
Ecco dunque che questo quotidiano si presenta subito molto interessato alla questione e non potrebbe essere altrimenti essendo stato il primo vero quotidiano nazionale, definito pure spesso “giornale dei giornalisti”, nato come quotidiano d’opinione , essendosi posto fin dalla sua fondazione, avvenuta per opera di Eugenio Scalari nel 1976, ovvero trent’anni fa, il problema della modernizzazione del paese e della cultura di una sinistra di governo.
Si insiste dunque sulla prima fumata nera, sulla Lega che fa saltare l’accordo saldato da Fini e Casini propensi a votare il senatore ds. Al centro dell’attenzione il quorum dei due terzi che, mancando l’intesa fra centrodestra e centrosinistra, è risultato troppo alto. Si racconta delle varie trattative notturne, delle schede bianche dell’Unione e della Cdl che ha cercato di concentrare i voti su Gianni Letta e, insomma, di tutti i “giochetti” e di tutte le diverse “manovre” politiche tipiche dell’occasione. Il personaggio-Napolitano è analizzato nel simpatico racconto della moglie e, a tutta pagina, la notizia del ringraziamento di Prodi a D’Alema per essersi chiamato fuori nella corsa alla presidenza. Vengono poste sotto l’attenzione le frasi dei leader:
Prodi. Napolitano è un candidato che non può che unire il Paese e la sua elezione al Quirinale sarebbe un passo avanti in questa direzione”; “Fassino. Quali sono le ragioni per dire No a Napolitano? È stato presidente della Camera, ministro dell’Interno e ora è senatore a vita”; “Rutelli. Sosteniamo con convinzione un esponente dei Ds ma ancora più un uomo delle istituzioni capace di rappresentare tutti”.
La candidatura di Giorgio Napolitano , per L’Osservatore Romano, rischia di mettere la Casa delle libertà “di fronte a una scelta in ogni caso difficile: un ulteriore rifiuto consentirebbe al centrosinistra di far ricadere sulla Cdl la presenza di pregiudizi che impediscono il dialogo”. E, all’Unità, Livia Turco parla dell’indiscussa autorevolezza di D’Alema nel mondo cattolico.

Decisamente diversa è l’impostazione che il Giornale presenta proprio il 9 Maggio e, d’altronde, differente è la sua storia e la sua evidente vicinanza al partito Forza Italia.
In prima pagina un titolo causticamente ironico che insiste sul nulla di fatto alla prima votazione:
Napolitano il rosso per ora va in bianco”. Il fallimento di Napolitano è insomma al centro della riflessione e si preme sul fatto che sia stato il Polo a frenare l’Udc nella sua corsa verso il senatore ds. A intitolare anche la quinta pagina è un Berlusconi che tiene sulla corda Unione e alleati;
I dubbi del Cavaliere. Probabilmente Napolitano ci riserverebbe un buon trattamento ma non avremo mai il via libera del Carroccio”; “Il pressing di Fini e Casini. La candidatura dell’ex ministro dell’Interno e il ritorno al metodo Ciampi ci offrono comunque altre garanzie”.
Certo il Giornale ci tiene a mettere zizzania e sostiene che Prodi abbia mollato D’Alema che, a questo punto, pensa “allo sgambetto nel duello tra ex del Pci”,e che la Margherita teme infatti che “il lider Maximo diventi vicepremier e voglia regolare i conti in sospeso”.
E per L’Osservatore Romano Napolitano possiede un alto profilo istituzionale.

Il Corriere della Sera, nel giorno decisivo, mercoledì 10 maggio, lascia spazio all’editoriale di Paolo Franchi che, con il suo pezzo “Una chiusura sbagliata”, sottolinea i movimenti di Fini e Casini e l’ “errore” di Berlusconi. Questo è dunque il giorno del quarto scrutinio per il Quirinale e il giornale evidenzia, in prima pagina, la scelta per il “no” del Cavaliere, il mancato accordo, il fatto che il centrodestra non voterà Giorgio Napolitano e che il centrosinistra potrebbe fare eleggere il suo candidato con i suoi soli voti. Ad interessare il Primo Piano del Corriere, è dunque la fumata nera anche nel secondo e terzo scrutinio; al quotidiano preme sottolineare che per l’elezione al Colle bastano 505 consensi e spazio viene dato ai ringraziamenti di Prodi e di D’Alema che ha dato un contributo decisivo per eleggere Giorgio Napolitano. E c’è spazio anche per le indiscrezioni che parlano della collaborazione di An e Udc nella manovra contro D’Alema e del presunto appoggio di Buttiglione a Napolitano. In luce le difficoltà nella mediazione:
Berlusconi. Non ci sono margini di intesa. Il nostro elettorato non accetterebbe mai il voto dato a un rappresentante dell’altra parte”; “Fini. Non abbiamo nessuna preclusione per un ds, ma l’Unione ha usato un metodo sbagliato. E sarebbe un errore gravissimo dividere la Cdl”.
L’intervista della quinta pagina è per Follini che si espone a favore del voto a Napolitano, le mosse del quale restano sotto l’attenzione del quotidiano, dalle chiamate ricevute per tutto il giorno da esponenti di Udc, Forza Italia e An, che gli esprimevano sostegno, a quelle degli amici che lo spalleggiano, alla sua dichiarazione in merito al vedere Ciampi come modello:
Non ho il sentore di uno scontro frontale”. “Qualunque sarà la linea della Cdl sarò imparziale”.
Viene inoltre data voce allo sfogo di D’Alema che ammette di aver pensato di andare al Colle e attacca il Cavaliere a cui, sostiene, sia mancato coraggio per votarlo. Soltanto nell’ultima pagina dedicata all’argomento, un articolo sul duello per il raggiungimento della carica di vicepremier.

Lo stesso giorno, un altro quotidiano, Il Tempo, intitola a tutta pagina, con caratteri grandi e marcati, quasi inquietanti, “Oggi o mai più”, parlando subito di una Cdl divisa su Napolitano e incoraggiando l’Unione a “fare sul serio”. Sempre in prima pagina, il commento di Roberto Arditti:
Se lo bocciano è già crisi”.
Poi lo sguardo si butta indietro, addirittura si arriva al 1946, quando l’Italia monarchica e quella repubblicana si guardavano diffidenti e la conclusione è pesante:
Oggi un presidente che è la copia di re Umberto”.
La parola va a Il Foglio di Giuliano Ferrara e a Left wing,settimanale on-line fondato da “giovani dalemiani”, in sintonia sul sì a D’Alema presidente e sul fatto che Berlusconi avrebbe dovuto sostenerlo. Ferrara dice che Berlusconi avrebbe sventato “la manovra dei casini e giochino fini”. Left wing aveva creduto che il leader della Cdl non “avrebbe perso l’occasione”.
Si insiste sull’ultima chiamata di Napolitano prevista in giornata e si descrive un’Unione preoccupata dai “franchi tiratori”:
Soccorso, ma soltanto clandestino, in arrivo dall’Udc”.
Le previsioni parlano di un centro-sinistra compatto sulla scelta del suo candidato e di una Cdl che lascerà immacolata la sua scheda. Spazio ad un’Italia che vuole scendere in piazza per manifestare contro il Ds, al “popolo” che si ritrova fuori da Montecitorio e fischia i parlamentari e, però, guarda caso, batte le mani per Mara Carfagna e Ignazio La Russa. A interessare il quotidiano è il cambiamento di linea di Berlusconi, di cui la quinta pagina ci regala una foto gigante, insieme alle affermazioni dell’ex ministro leghista Roberto Calderoni, il quale sostiene che l’Unione non ha i voti necessari per eleggere Napoletano senza l’aiuto della Cdl che non ci può essere. La sesta pagina è dedicata ai tentennamenti di Fini e Casini e, la settima, al Vaticano perché il candidato dell’Unione non è apprezzato dalla maggior parte degli alti prelati, più favorevoli a Marini, Amato e Monti, ma comunque Napolitano è per loro un uomo con cui poter dialogare. Maurizio Gallo: “Giorgio non è cattolico ma è una garanzia”.
Solo nona pagina per Prodi che prepara il governo e deve fare i conti con il “nemico” D’Alema, mentre un intero articolo dà voce al “disperato rimpianto” degli Usa per Silvio Berlusconi.
Addavenì Giorgione” è il titolo allusivo e divertito uscito sulla prima pagina de Il Manifesto; nell’editoriale Andrea Colombo definisce Giorgio Napolitano un “diessino poco diessino” e sostiene che “dalla battaglia del Colle esce sconfitto davvero solo il leader della Quercia, Piero Fassino” e che D’Alema passerà “presto all’incasso”.

Ed eccoci giunti alla fine: Giorgio Napolitano è il nostro nuovo presidente della Repubblica. L’opinione pubblica è in fermento e i diversi quotidiani raccontano l’avvenimento. Ognuno a suo modo. Ognuno seguendo sempre la sua tendenza politica, impossibile non ammetterlo.

La Repubblica intitola, soddisfatta: “Per la prima volta un ex comunista al Quirinale”.
Il quotidiano segue le tappe dell’elezione, si sofferma a raccontare la composta attesa dello scrutinio, Napolitano circondato dai “vecchi compagni miglioristi”, la pacata risposta agli auguri di Ciampi, la voglia di fare del nuovo presidente e la sua importante affermazione:
Sarò il presidente di tutti”.
E, ancora, i suoi eleganti ma discreti festeggiamenti mentre pensa già alle riforme per il Paese. La descrizione delle reazioni dell’aula vede l’ovazione della sinistra e la divisione della destra; Fassino mostra le braccia alzate e i pugni chiusi, Prodi e Rutelli si abbracciano non appena Bertinotti proclama l’elezione di Napolitano ; i grandi elettori di An e Udc uniti all’applauso dell’Unione per Napolitano , mentre da Fi e Lega partono i fischi e Berlusconi se ne va amareggiato mentre Napoli già festeggia il suo presidente.
L’attenzione del giornale si indirizza poi a Prodi, esultante e desideroso di fare il governo e pieno di stima per Napolitano, “uno dei suoi maestri di vita”, e a Fassino che vede in questa elezione un segno di continuità con la presidenza di Ciampi. Si insiste sulla storia del comunismo italiano e sulla sua conquista del Colle dopo tante lotte e chiusure. Un breve articolo per il placet proveniente dal Vaticano. Ci si sofferma sulle divisioni e le ostilità del centrodestra: Maroni contro Calderoli, attriti fra Casini e Berlusconi. Doveroso, per la Repubblica, è un articolo che parla della delusione dei dalemiani. Dall’America la reazione è :
Lavoreremo bene insieme”.

Come sempre, più cauto, il Corrirere della sera:
Napolitano presidente:dialogo e riforme. È il primo ex pci sul Colle. Sfogo del Cavaliere: brutta botta, tentato di mollare. Tensione con l’Udc”
L’editoriale è firmato da Paolo Mieli e parla dell’elezione di Napolitano come di un risarcimento per una storia mancata, ma sottolinea la presenza di due diverse sinistre al Quirinale. Il quotidiano sottolinea il dialogo fra i Poli, la voglia di riforme del presidente che si difende dagli attacchi ai suoi atteggiamenti di debolezza assunti nel passato. Spazio alle parole di Cossiga:
Finisce un lungo e doloroso periodo storico che ha visto la nazione italiana divisa e contrapposta, anche civilmente e moralmente, quasi con due distinte fedeltà a due diverse patrie”.
Il quotidiano racconta la compattezza dei voti dell’Unione, le schede bianche del Polo. Si parla della carriera politica di Napolitano, lo si dipinge come un “comunista socialdemocratico”. Sotto mira lo scontro Berlusconi-Udc e la parola viene data ad Achille Silvestrini:
Nel mondo cattolico Napolitano gode di un apprezzamento generale. I tempi sono cambiati, nessuno pensa più alla conventio ad excludendum verso il Pci. Seguirà la linea di Ciampi”.
In ultima analisi, le tensioni nella Quercia fra il presidente Ds e Fassino per le candidature di D’Alema a vicepremier ed Esteri. E la stampa estera vede nell’elezione di Napolitano un punto a favore di Prodi. Per il Financial Times si è mostrata “l’animosità della politica italiana”; Le Monde: “Avrà un compito delicato in un Paese diviso”; Sueddeutsche Zeitung: “Un parto difficile per un bambino di 80 anni”.

Come sempre forte e, in questo caso particolarmente pungente, il titolo di Libero,:
La sinistra si elegge il presidente della repubblica. COMUNISMO COI PANNOLONI”.
Il giornale che l’eclettico Vittorio Feltri dirige dandogli un’impronta che si potrebbe definire di “centrodestra”, anche se spesso sfugge a tale “categoria”,vede in Napolitano l’incarnazione di un passato troppo “passato”. E la polemica è sferzante:
Ci tocca la pizza rossa alla Napoletano. Prodi & C. hanno il loro presidente ideale: comunista, 81anni e che non conta”.
Si insiste sulle defezioni dei due schieramenti e si dà voce alla voglia di Berlusconi di mollare tutto, mentre Fini e Casini cercano di scalzarlo. E della storia politica di Napolitano se ne sottolinea il passato da comunista, ma con poco entusiasmo, e si parla delle sue “tracce” fasciste, del fatto che in gioventù pare che avesse seguito l’influenza del padre, facoltoso avvocato di formazione liberale crociata che aveva preso parte al partito di Mussolini, entusiasmato dall’oratoria del Duce e dall’impresa coloniale di Etiopia. E Gilberto Oneto firma un articolo dal titolo:
Con Napoletano il nemico dei padroni esce allo scoperto”.

Modestamente ironico, invece, Il Giornale, che intitola a tutta pagina: “Sul colle sventola bandiera rossa” e sottolinea i “soli” 543 voti su 1003 del diessino Napolitano e la forte affermazione di Berlusconi che vede la sinistra occupare ogni “poltrona”. Scetticismo, dunque, per un presidente nuovo sì, ma dallo stile decisamente “vecchio”. Il quotidiano insiste sulla debolezza senile di Napolitano che giura di essere super partes apprezzando gli applausi del centrodestra e invitando D’Alema a prendere un caffè: “Spero di avere la forza necessaria”.
Il Giornale batte sul piccolo quorum del presidente, sulla sua prudenza in politica anche durante il dialogo con Craxi che però non difese quando il Psi naufragò. Spazio allora alla sconfitta di Fassino e D’Alema, all’ira di Berlusconi e all’amarezza di Ciampi che si è sentito strumentalizzato dai Poli e si annuncia guerra nella Quercia per i ministeri.

Sicuramente Il Tempo non è meno caustico; intitola: “Un comunista senza Unità”.
E Gian Paolo Bonani scrive: “Giorgio, Gorbaciov all’italiana”.
In luce i pochi voti di Napolitano, in ombra i veleni dell’ex premier mentre, con la vittoria elettorale, la sinistra pone l’aut aut al confronto e c’è battaglia per la guida della coalizione. Sicuramente l’età di Napolitano è ironicamente al centro dell’attenzione. E ad animare prepotentemente la nona pagina:
Nell’Aula della Camera confida ai fedelissimi che cosa intende fare: mettere le briglie a chi vuole sottrarsi alla sua guida. La prossima mossa del Cav. : il partito unico. Berlusconi rilancia il progetto unitario per legare l’Udc. Poi si sfoga: tentato dal fare un passo indietro”.

La stampa , nata convogliando la borghesia piemontese e accontentando dunque lettori di centrosinistra, non può che essere cautamente pungente:
Napolitano, un post-comunista al Quirinale”.
Con divertita malizia, in bocca a Berlusconi la famosa frase pronunciata da Borrelli: “Resistere, resistere, resistere”. Si parla dell’emozione del nuovo presidente dispiaciuto per i vari “tira e molla” politici, lo si immortala nel suo studio in compagnia dei fedelissimi e del rimpianto per le schede bianche del centrodestra. Un imponente articolo dà così la parola al “rivale” di Napolitano, Pietro Ingrao, che si dichiara ancora comunista a differenza del nostro nuovo presidente di cui si raccontano, invece, gli ottant’anni vissuti con discrezione. Interesse va poi ai “Vincitori, vinti e traditi nella battaglia del Colle”, allo scontro interno alla Cdl, alle accuse di Berlusconi all’Udc.

Ed eccoci arrivati al quotidiano più soddisfatto per questa elezione, l’Unità, lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci il 12 febbraio 1924, fondato cioè da quell’intelletuale che scrisse l’opera cardinale del pensiero marxista, l’uomo emerso da quel gruppo torinese che diede originali svolgimenti al nuovo marxismo italiano fino a rompere con il partito socialista per dare vita, nel 1921, al partito comunista. La prima pagina, allora, ha un titolo in piena linea con gli ideali perseguiti:
Buongiorno,Presidente. Giorgio Napolitano eletto capo dello stato con 543 voti, la destra sceglie scheda bianca. Cade l’ultimo muro:al Quirinale un democratico di sinistra, un leader che viene dal Pci – Grazie a tutti, favorirò il dialogo- Lunedì il giuramento. Nell’opposizione è rissa totale”.
Già dal titolo si evidenziano, insomma, tutti i punti su cui batterà il quotidiano. Gli editoriali, di Antonio Padellaro e Furio Colombo parlano, rispettivamente, di una “svolta” e di una “storia pulita”. Si racconta dell’emozione di Fassino, delle congratulazioni di Veltroni e si danno tranci della vita di Napolitano come riformista: dal suo antifascismo si arriva all’iscrizione al Pci nel 1945 e al suo superamento, al suo grande sogno dell’Europa e si sottolinea la sua fervente passione politica. Il titolo dell’articolo di Roberto Cotraneo ci dà l’idea dell’atmosfera che vibra nelle pagine di questo numero dell’Unità: “L’emozione di essere stati comunisti”.
Ci si diverte a fotografare un Berlusconi rabbioso e se si parla del rafforzamento della coalizione di centrosinistra, si parla pure di una destra che attaccherà a testa bassa.

La fine del percorso seguito, ci porta a concludere che notevole è la rilevanza che i quotidiani occupano per quanto riguarda la scena politica ed è innegabile che ognuno racconti a suo modo una stessa notizia, seguendo la corrente che l’ispira. È allora scontato che per comprendere davvero come stanno le cose, bisogna fare costantemente un sunto di tutto quel mare di informazione che ci viene scaraventato addosso. Ma è pur vero che spesso non se ne ha il tempo. E allora conviene muoversi con prudenza e seguire quello in cui si crede riservandosi però il diritto di non inchinare indiscutibilmente il capo alle idee che un gruppo, un partito, un quotidiano, incarnano, pure se ci convincono la maggior parte delle volte, e scegliere sempre con la nostra testa anche se i mass-media, del cervello, preferirebbero privarcene.


























BIBLIOGRAFIA


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Monica Guerzoni, Napolitano candidato D’Alema “d’accordo”, Corriere della sera, 8 Maggio 2006


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Silvio Buzzanca, Fumata nera al primo scrutinio, la Repubblica, 9 Maggio 2006


Massimiliano Scafi, Stamattina la sinistra ci riprova ma tutti votano scheda bianca, il Giornale, 9 Maggio 2006


Adalberto Signore, Berlusconi tiene sulla corda Unione e alleati, il Giornale, 9 Maggio 2006


Daniele Di Mario, Oggi l’ultima chiamata per Napolitano, Il Tempo, 10 maggio 2006


Marco Galluzzo, Berlusconi:i nostri elettori non capirebbero un sì, Corriere della sera, 10 Maggio 2006


Aldo Cazzullo, Napolitano e le telefonate dal Polo, Corriere della sera, 10 Maggio 2006


Aldo Cazzullo, Napolitano: dialogo tra i poli, non fermare le riforme, Corriere della sera,11 Maggio 2006


Massimo Deodori, Sul colle sventola bandiera rossa, il Giornale, 11 Maggio 2006


Adalberto Signore, L’ira di Berlusconi: “È quasi un colpo di Stato”, il Giornale, 11 Maggio 2006


Filippo Ceccarelli, L’ex Pci salta l’ultimo muro, la Repubblica, 11 Maggio 2006


Umberto Rosso, Il giorno amaro dei dalemiani, la Repubblica, 11 Maggio 2006


Arrigo Levi, Napolitano, un postcomunista al Quirinale, la Stampa, 11 Maggio 2006


Riccardo Barenghi, Ingrao, la Stampa, 11 Maggio 2006


Vittorio Feltri, Comunismo coi pannoloni, Libero, 11 Maggio 2006


Mario Frignano, Lo sfogo di Berlusconi:ho voglia di mollare tutto, Libero, 11 Maggio 2006


Vincenzo Vasile, Napolitano presidente: “Grazie a tutti”, l’Unità, 11 Maggio 2006


Sergio Sergi, Giorgio Napolitano , l’Unità, 11 Maggio 2006









16° “SCRITTURA E IMMAGINE”
CHIETI FILM FESTIVAL

Il “16° Chieti Film Festival Scrittura e Immagine” si è aperto venerdì 3 novembre 2006 al Super Cinema di Chieti, presentando all’attenzione di noi giurati e di quanti sono voluti intervenire pagando un contributo irrisorio, il primo film in concorso: “Ma che ci faccio qui”, di Francesco Amato, una commedia leggera e divertente fatta quasi interamente dai giovani, che sembrava volesse dirci che l’importante nella vita è tenere alle piccole cose o, meglio, “desiderare ciò che si ha”.
Lunedì 6 novembre è stata invece la volta del secondo film presentato al concorso, di quello cioè che poi ha vinto guadagnandosi il premio per gli attori e per il regista: “Gas”, di Luciano Melchionna, di sicuro un film forte, intenso, che si serve dello sfrenato uso della violenza proprio per condannare la violenza e ogni forma di discriminazione, prima fra tutte quella sessuale. Attori esordienti ma comunque straordinari, regia strepitosa e coinvolgente.
Il giorno seguente è stato invece proiettato “I cinghiali di portici”, di Diego Olivares, un film che racconta, in modo eccessivamente noioso, banale e melodrammatico, la storia di un gruppo di ragazzi napoletani che vivono la difficile reclusione in una comunità di recupero e cercano di combattere la noia e l’angoscia della loro condizione giocando a rugby.
Mercoledì 8 novembre è stato presentato “Per non dimenticarti”, della regista Mariantonia Avati, in cui si parla di una giovane donna, Nina, che viene ricoverata in un ospedale nel reparto di ostetricia dove si intrecciano le diverse storie di più donne in attesa di dare alla luce il proprio bambino e il finale è tristissimo perché proprio Nina, per delle complicazioni, perderà il suo.
L’ultimo film a cui la giuria è stata chiamata ad assistere, è stato “Liscio”, con una protagonista importante come Laura Morante, che racconta con semplicità ed ironia la storia di un bambino che fa di tutto per crearsi una famiglia stabile cercando un fidanzato alla madre, disinibita cantante di Liscio nell’orchestra precedentemente appartenuta a suo padre.
L’attività svolta in qualità di giurati, non solo ci ha consentito di catapultarci in un mondo, quello del cinema, affascinate e culturalmente stimolante, ma di farlo anche conoscendo una parte del cinema, quello fatto dagli esordienti, con cui spesso, e a questo punto direi “purtroppo”, non si ha la possibilità di entrare a contatto nella vita di tutti i giorni perché poche, o del tutto inesistenti, sono le manifestazioni culturali che lo consentono e le istituzioni scolastiche, accademiche, di sicuro non tentano di cambiare la triste situazione presente.







Alla D'Annunzio un importante Convegno Internazionale di Studi

DONNE CHE CONTANO
NELLA STORIA GRECA

Il Convegno Internazionale di studi “Donne che contano nella storia greca”, tenutosi nell'Università degli studi “Gabriele D'Annunzio” fra il 2 e il 4 Maggio 2007, ha dato modo a tutti i partecipanti di cogliere i diversi ruoli e le molteplici funzioni che la figura femminile poteva svolgere nel mondo antico.
Attraverso gli interventi dei numerosi e prestigiosi professori provenienti da tutta l'Europa, si è focalizzata l'attenzione sulla donna e, dunque, sul suo ruolo al fianco dei vari tiranni, in una condizione di non esclusiva sottomissione ma con una funzione di benefica influenza, contribuendo anzi a portare le tirannidi verso il buon governo; difficile è però dire concretamente cosa facessero queste donne, perché spesso agivano nell'ombra, nelle oscure trame di potere. Il matrimonio con un tiranno, inoltre, concedeva sì alla donna lusso e prestigio, ma veniva pure considerato foriero di sventure e spesso i privilegi acquisiti, con la fine della tirannide, si ritorcevano contro le stesse mogli che difficilmente riuscivano ad ottenere un potere solido e tutto, nella maggior parte dei casi, si svelava come immane tragedia.
A proposito dei legami fra le donne e il tiranno, il caso di Dioniso I di Siracusa che contrasse un doppio matrimonio. Le donne sembrano aver dato un benefico contributo al governo di Dioniso I, mitigando la sua violenza e forse dopo la sua morte ebbero una funzione importante nelle lotta per la successione, ma di sicuro pagarono a caro prezzo la fine del potere dell'uomo a cui erano legate.
Sono state quindi presentate varie figure di tirannicide, quali Tebe, Xenocrite, Erisso, Aretafila, tutte accomunate dal fatto di aver ucciso tiranni crudeli, di aver sposato un uomo non gradito, di aver ammazzato con l'inganno per opera di uomini ad esse legati, per aver colpito il tiranno in un momento in cui non poteva difendersi, a maggior ragione perché innamorato e non sospettoso.
Attraverso la figura di Olimpiade, donna di potere dal sapere caratterizzato da una forte religiosità misterica,demonizzata perché proveniente dall'Epiro e definita dunque “barbara”, si sono inoltre analizzati i pregiudizi sulla condizione della donna rispetto al potere legale e così con Frine, una cortigiana, (la cui esistenza è stata in passato messa in discussione dagli studiosi),abilissima ammaliatrice, donna inquietante e affascinante, coinvolta in un lungo processo.
La scarsa attenzione nei riguardi di Elpinice nell'ambito degli studi moderni, si è inoltre rivelata come il risultato di una più o meno consapevole resistenza psicologica ad ammettere il ruolo politico indipendente e forte esercitato dalla sorella di Cimone.
Un'altra donna che svolse una vita decisamente particolare fu Ipparchia, che si comportava come un'etera, partecipando ai conviti con il marito e unendosi a lui in pubblico, contrariamente a quanto avveniva tradizionalmente.
Notevolmente interessante la relazione su Archippe, la moglie di un ricco banchiere ateniese che alla sua morte sposò il suo successore e operò in un ambiente pieno di uomini:caso eccezionale per l'Atene del IV secolo.
Ci si è soffermati anche sull'importanza della dote e sulle varie e intricate norme ad essa legate. Nell'Atene di età classica il matrimonio vincolava infatti fortemente il ruolo della donna alla volontà del suo rappresentante legale ed erano i “natali legittimi” a rendere la donna “sposabile” per legge. Eccezionali nella storia, in questo ambito, due donne, Neera ed Alke che pur non avendo contratto un matrimonio legale e non possedendo una dote, avendo dei figli pretesero il riconoscimento dei diritti civili per la loro prole.
Fra le tante donne nominate nell'ambito di questa vasta panoramica sul mondo antico, emblematico il ruolo che Senofonte fa assumere alla sua Pantea, la moglie di un principe, “moglie orientale” di potere, a cui appartengono tutte insieme tante caratteristiche differenti che Senofonte aveva sempre attribuito ad uomini e non a donne: è bellissima, “seduttiva”, anche se in abiti dimessi emerge la sua classe e possiede virtù maschili perché, ad esempio, mette a rischio la propria vita. È un' ottima padrona di casa, gestisce le trattative di guerra e per vestire il suo uomo per la guerra vende i suoi gioielli e prima che questi parta per il combattimento gli fa un vero e proprio discorso “maschile” dicendogli che preferisce la sua morte alla sua viltà.
Ad Aristofane sono attribuite tre commedie con personaggi femminili a pieno calibro, dai ruoli importanti come quelli maschili. E Platone esprime opinioni contrastanti sulle donne nelle sue opere, passando da un'uguaglianza con il sesso maschile ad un'inferiorità ontologica(Timeo) e questo può essere spiegato dall'evoluzione del pensiero del filosofo. Nell'Introduzione al De mulierum virtutibus, Plutarco afferma che per aretè le donne non differiscono dagli uomini, distanziandosi così dal pensiero di Tucidide, il quale sosteneva che la donna doveva vivere nel silenzio e nella riservatezza per essere apprezzata. Si dubita però su questa tesi di Plutarco, pensando che sia una considerazione più legata all'occasione dell'opera che alle sue effettive credenze.
Un convegno, dunque, decisamente interessante, che è riuscito a fare luce su questioni rimaste per troppo tempo nel buio della dimenticanza e a dare luce ad una figura, quella della donna, spesso considerata assolutamente ininfluente all'interno dei meccanismi culturali e storici.