mercoledì 20 febbraio 2013

Un'altra Bambocciona...!




Ho trent'anni e sono una bambocciona. Inutile dire, se ve ne fosse motivo, che non mi diverto ad esserlo e che non mi sono mai divertita in questi cinque lunghissimi anni trascorsi da quando ho conseguito la mia tanto agognata laurea specialistica in Filologia Moderna. Quasi tutti i giorni, anzi proprio tutti i santi giorni, mi chiedo a che cosa sia servito laurearsi nei tempi giusti e non passare invece qualche altro anno a trastullarsi in facoltà con i compagni di corso e le amate letture in biblioteca! E se lo dici a qualcuno ti risponde:
-Eh certo! Ti sei laureata in Lettere! Dovevi laurearti in qualcosa di più attuale e che ti permettesse di avere un posto da milioni di euro per comprarti il SUV!
Io invece sono STUF! Laurearsi in Lettere non è attuale? Ma se non si riesce a comunicare più proprio perché la gente parla e scrive lo “gnugnù” ed è ignorante tanto che non legge mai niente se non il copione del talent, dello show del momento che la renderà bella, amata e ricca (o bello, amato e ricco) mentre si agita sullo sgabello, con la dizione che avrebbe un formaggino se riuscisse a parlare e grattandosi il quarto piercing sulla lingua perché si è attaccato alla gomma americana?
E va bene ma, tralasciando la passione per ciò che si studia, che ormai pure quella è diventata un optional sottopagato, oggi ti dicono che ci sono troppi laureati e domani che ce ne sono pochi... a chi credere?
Ma “loro”, quelli bravi, che parlano di bamboccioni indistintamente, senza preoccupazioni, facendo di tutta l'erba un fascio, credo proprio che se la siano fumata questa cavolo di erba prima di dire una ca... del genere. È divertente secondo loro dividere ancora il bagno con mamma, papà e fratello? Ma è divertente soprattutto reggere lo sguardo di tua mamma che per tanti anni ti ha vista studiare e faticare e ora ti guarda con gli occhi che dicono: “Mia figlia è una fallita”, mentre gironzoli per casa con la tuta e senza nemmeno lavarti perché tanto è inutile, perché da mesi non hai più avuto un colloquio se non quello per la fare la venditrice porta-a-porta? No, non quello della televisione, è ovvio! (E, a proposito, mi chiedo: nell'era di Internet, del tutto e subito e dei trecentoquarantanovemila supermercati nel raggio di un metro, che cacchio ci mandano ancora a vendere porta-a-porta? E, soprattutto, se vendono, perché non ti pagano??? Mah! “Roba da matti” direbbe mio nonno se ci fosse ancora ma, un po' come il lavoro, anche lui non c'è più, però questa è un'altra storia...forse).
Eh già già perché “I laureati sono presuntuosi(così diceva l'altro giorno una conduttrice piena di soldi e di successo piovutole dal cielo per Dio solo sa quale motivo e che se non fosse per il suo enorme posteriore ora starebbe a fare Dio solo sa cosa, la quale “donna” si lamenta pure se nel suo studio televisivo fa un attimino troppo caldo o un pochettino troppo freddo), “non si accontentano dei lavori umili e, pensare, vogliono sapere se verranno pagati!” No cara befana, vorrebbero sapere se, dopo che hanno sgobbato gratis per un mese, alla fine vedranno un soldo e un' esile certezza di...qualcosa, qualsiasi cosa.
Io presuntuosa o schizzinosa? In cinque anni di disoccupazione ho fatto di tutto! Pensate proprio dopo la laurea, carica di feroce superbia, ho cucinato dolci per dei bar pagata quanto voi pagate per comprare uno stecchino (sì, avete capito bene, non una scatola: uno stecchino solo); ho dato ripetizioni a miliardari che, nel momento in cui dovevano darmi due spiccioli, se ne uscivano col fatto che avevano perso quasi tutti i loro averi nell'utilissimo acquisto del cellulare per il figlio che andava consolato perché se prendeva brutti voti e metteva fuoco alla scuola, la colpa era dei professori, della scuola, delle istituzioni, del presidente della repubblica, mia, ma non certo del povero pargolo smarrito; ho fatto il classico stage da nove ore minimo al giorno completo di miliardi di insulti gratuiti anche in pausa pranzo e con il rischio di beccarsi tante belle malattie; ho ascoltato parlare, nei vari corsi di formazione illustri insegnanti che mi hanno spiegato dottamente che l'acqua è fredda perché è fredda ed è calda perché è calda; ho ancora le vesciche sotto i piedi per quanto ho camminato per portare il curriculum in supermercati, cartolerie, negozi, agenzie interinali, uffici e quanti altri per i quali avevo sempre qualcosa che non andava e a volte avevano anche la buona grazia di dirmelo con la stessa classe che può avere un elefante mentre pattina sul ghiaccio; ho speso soldi e tantissimo tempo nell'invio di curricula cartacei e non, e credo che oramai tutti in Italia ce l'abbiano e lo abbiano messo sotto l'immancabile tavolino che traballa. Certo, non posso fare il manovale ma peso poco e non ho forza: mi va rimproverato di essere presuntuosa perché non ho mai speso il tempo a farmi i muscoli in palestra ma perché il mio tempo l'ho passato tutto sui libri? E se mai riuscissi a permettermi di fare un figlio quando le mie condizioni saranno ormai alla soglia della possibilità, data l'età avanzata, che cosa gli dirò? “Fai quello che ti piace” o dovrò dirgli di andare prima a chiedere in televisione o al Centro per l'impiego e di iniziare a fare il lavoro per cui c'è più richiesta? ( E lasciamo perdere pure quelli del Centro...!) Vorrei semplicemente un lavoro come segretaria, impiegatina, qualsiasi cosa, magari in un'agenzia pubblicitaria, un museo, in una casa editrice, ovunque, con uno straccio di contratto e 700 euro al mese... è troppo da spocchiosa? Magari lo sarà questo mio sfogo, ma sono stata zitta tanto e non mi ha portato a nulla: tanto vale parlare! Anzi, in virtù del fatto che sono educata e non trucido la gente con lo sguardo che il serial killer ormai sgamato riserva al poliziotto figo di turno, sono sempre stata tacciata di essere “troppo tranquilla” e tutti, per tali motivi, si sentono nella posizione di potermi dimostrare la loro superiorità passandomi ripetutamente sopra neanche fossi il “tappetino” del fachiro.
Ma se bambocciona lo sono adesso, ahimè, in fondo, lo sono sempre stata e pure parecchio perché anche quando andavo al liceo ai professori non ero simpatica né perché avevo talmente tanti soldi da poter andare in vacanza alle Maldive a fine quadrimestre ma rimanevo come una tonta in classe a farmi interrogare, né gli ero simpatica perché avevo lo charme e la simpatia giusta per occupare dieci minuti dell'interrogazione per dire che le quattro Catilinarie sono la prima, la seconda, la terza e la quarta CATILINARIA...azz!
Il mondo va al rovescio e la cosa più triste è che, elezioni o non, non vedo luce nel mio futuro, non vedo rimedio e sapere che tanti altri si trovano nella mia stessa situazione non mi dà più coraggio ma la voglia di mollare. Tutto. 

giovedì 7 febbraio 2013

"Fatalmente", romanzo


Capita, a volte, di voler vedere quello che si vuole; capita, a volte, di non vedere cose che se ne stanno palesemente sotto i nostri occhi. Così, Carlo, dopo aver saputo dell'improvvisa morte del suo amico, inizia a pensare che non si possa trattare di pura e semplice fatalità...

"AIDS", racconto breve

"A.I.D.S.", romanzo


Ancora
Ignoro
Dove
Sei


Luna è una ragazza delusa, inappagata, sola, che decide di scappare dal suo vuoto trasferendosi in un'altra città, lontano dalla sua famiglia, da quell'esistenza odiosa che aveva vissuto. Incontra nuovi amici, un nuovo equilibrio la incoraggia a camminare i suoi giorni, ma tutto si aggomitola di nuovo a causa dell'incontro-scontro con un ragazzo, Jesse, che presto se ne va portandosi via il mistero con cui era arrivato, lasciando di nuovo Luna sola nel suo buio. Luna inizia a inseguire Jesse anche quando non cammina, proprio quando non cammina, e spera che se scappa da tutto “quello” che le piace, incontrando il dolore può incontrare anche Jesse e quell'orribile malattia che lo ha portato via da lei: l'A.i.d.s.
Ma dopo molti anni, Jesse ritorna...


"Carissimo padre", prosimetro


Sara è una giovane donna che vive insieme ad una sola “persona” che è la sua acerrima nemica ma anche l'unica che può evitarle di stare ancora più male che in passato: la solitudine. Si trascina nei giorni sentendosi amareggiata e delusa, portandosi dentro un peso che solamente l'aiuto dei ricordi potrà iniziare a sciogliere. E allora inizia a ricordare...

"Uccidere", sceneggiatura

"Uccidere", romanzo breve

Ogni cosa dall'inizio della lettura fa pensare all'organizzazione di un omicidio per vendetta, gelosia o magari rivalità. Sarà d'effetto scoprire che, in realtà, questo non è un thriller come gli altri, sarà d'effetto scoprire chi è la vittima e chi l'assassino perché... le cose non sono mai come sembrano.

domenica 3 febbraio 2013

"Quando gli angeli volano all' in giù", romanzo breve.


Simone è un bambino di soli tre anni ma, nonostante la sua tenerissima età, sa capire e confrontarsi con realtà molto più grandi di lui. Il mondo di Simone è quindi quello osservato dagli occhi “grandi” di un bambino piccolo ed è proprio con questi occhi che ci racconta la sua triste storia, una storia in cui non contano le convenzioni, le cose date per scontate perché tutto si rovescia al punto tale che un bambino arriva a desiderare di non vivere, arriva a capire che la vita, la sua vita, è senza speranza, è senza futuro.



"Simone il bamboccion ...e ", romanzo.


Questa è una storia che fa ridere, fa ridere molto perché è una storia triste, molto triste e perciò fa ridere, fa ridere molto perché in questo mondo, ormai, quello che è triste fa ridere, fa ridere molto perché ... nessuno è triste o, almeno, nessuno deve sembrare triste altrimenti vuol dire che è sfortunato, sfigato o chiamatelo un po' come volete ma ci siamo capiti. Tutti ridono, sempre, tutti sono sicuri, sicurissimi di sé anche quando sbagliano, proprio quando sbagliano perché, proprio allora, se loro sbagliano la colpa ce l'avete voi, voi che non avete sbagliato, voi che vi siete comportati bene, onestamente, normalmente ... ma in fondo oggi che cos'è la normalità? Chi ha torto ha ragione e chi ha ragione ha torto!

Sì, tutto questo discorso può sembrare strano, molto strano e pure confuso, molto confuso, ma vi assicuro che nella testa di Simone, Simone il bamboccione per tutti, questo discorso ha senso, accipicchia se ha senso però voi non lo potete sapere perché non conoscete la sua storia e allora conviene raccontarla per bene, da capo, con ordine e così capirete che la storia di Simone è una storia che fa ridere, fa ridere molto perché è una storia triste, molto triste e a quel punto starà a voi capire se è meglio ridere o piangere, se siete tipi che si vergognano di piangere, se siete tipi che si vergognano delle cose tristi perché sono troppe serie, sono troppo sfigate e allora fate un po' come volete: chi vuole piangere pianga e chi vuole ridere rida ... inutile, per ora, dire a chi di voi Simone riserverà la sua stima.