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Una volta Sara era tornata a casa da scuola. Era ancora alle elementari. Ricorda che aveva trovato a casa i nonni ed era stata contenta ma anche sorpresa perché loro abitavano lontano e si erano lasciati solo il giorno prima. Cosa stava succedendo? Sara non lo sapeva ancora.
Avevano tutti delle facce strane, parlavano a bassa voce. Confabulavano…una festa? La bimba ci sperava. Più il tempo passava e più le facce si facevano inquiete, preoccupate. All’ora di mettersi a tavola per pranzare, ecco suo padre: il suo volto era scuro ed era negativamente sorpreso di vedersi in casa quegli ospiti inattesi. La piccola vide la mamma allontanarsi con il padre forse per spiegargli il perché di quelle visite. Sara aveva cominciato a mangiare. Il brodo le scendeva giù a fatica. Ruppe quel silenzio impaurito un boato del padre proveniente dall’altra stanza. Suo padre urlava come faceva spesso quand’era nervoso e Sara lo sapeva che da un po’ di tempo suo padre era sempre nervoso. Era arrabbiato. Con chi? Con lei?
Quel giorno, stranamente, sua madre non cercò di calmarlo come faceva di solito quando c’erano ospiti e voleva evitare anche agli altri i monologhi ad alta sonorità del marito. La madre di Sara piangeva. La bambina aveva paura perché la madre non le parlava ma piangeva soltanto. I nonni cercavano di tenerla lontano dalla madre che, le spiegavano, era semplicemente stanca. Sara guardava tutto e non capiva e poi chiudeva con un sorriso le sue riflessioni di bambina dentro di sé.
Quel pomeriggio suo nonno, e non sua madre, la aiutò a fare i compiti: doveva svolgere un tema sulla vendemmia. Ancora oggi se lo ricorda molto bene.
Per tanti altri giorni i nonni restarono a casa sua. Il nonno le spiegò che tutti i pomeriggi la mamma e suo padre andavano a fare una lunga passeggiata.
Ma non era vero.
Sara lo sapeva cos’era successo e lo capiva che tutti i pomeriggi i genitori andavano dall’analista, “il dottore dei cervelli in tilt”, lo chiamava di nascosto lei nel suo diario.
La mamma di Sara piangeva sempre.
Spesso il padre di Sara si aggirava per casa con l’elenco del telefono. Sara gli chiedeva chi chiamasse e lui rispondeva che voleva andare a lavorare via, lontano, all’estero, perché era stanco di lei e di sua madre.
-E quant’é distante l’estero papà?-
-È lontanissimo, è troppo distante, voglio andarmene…in Germania!-
A quelle parole Sara ricorda di essersi messa a piangere e di essersi stretta forte alla gamba del padre e, lui, per tutta risposta, l’aveva guardata di sfuggita con un sorriso beffardo.
Sara l’ha sempre odiata la Germania. Anche se suo padre non c’è mai andato.
La mamma di Sara continuava a piangere e…per questo suo padre voleva andarsene?
Il padre di Sara era sempre lo stesso.
Quando passò un po’ di tempo, la madre di sua madre se ne tornò a casa sua perché non sapeva come rendersi utile, perché diceva che le continue lacrime della figlia le facevano venire il mal di testa.
E poi, un pomeriggio, la mamma di Sara aveva smesso di piangere ed era tornata ad aiutarla a fare i compiti. Ogni pomeriggio.
Di quel terribile momento della sua vita Sara non ne parlò più. Con nessuno. Non disse a nessuno quanto si era sentita abbandonata, inutile, angosciata. Se lo chiuse dentro a doppia mandata con un sorriso.
Certo, quel tema sulla vendemmia non se lo scorda ancora: il suo primo brutto voto.
Una cosa non se la spiegò: quel dottore dei cervelli aveva guarito la mamma che era tornata come prima e…allora? Perché suo padre non l’aveva curato?
Adesso che è grande Sara sa rispondersi che un dottore può guarire ma non certo fare miracoli.
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