GRIGIO E BASTA
In questi giorni su Facebook gira un post che dice:
“Ti racconto una storia... alla fine lei ce la fa!”
Ecco... mi piacerebbe dirvi che alla fine ce l'ho fatta: ho un lavoro appagante e ben retribuito, tantissimi amici con cui spassarmela, una famiglia che mi sta vicino e mi incoraggia, un uomo meraviglioso che mi da tutto ma proprio Tutto quello che desidero ma... per quanto, specie ultimamente, parli spesso di questa mia fase della vita come, addirittura, di una “Ricostruzione Post- Bellica”, non posso certo dire di avercela fatta.
Sì, perché per un lieto fine di tutto rispetto, in linea di massima, le cose devono tornare a posto, ogni cosa deve magicamente trovare una sua nuova e meravigliosa collocazione ma, per dirla tutta, io ho sempre trovato idioti quei finali mielosi e perfetti sia di un film che di un libro. Certo, se finisce tutto bene pensi:
“Che palle, che noia....”;
e se finisce male ( il libro oppure il film intendo) dici:
“Che cazzo! Mi sono sorbito ore di lettura o di visione per questa schifezza di finale tristissimo???”
Allora ho sempre preferito la sospensione, quei finali cioè che ognuno di noi può riempire di quello che vuole e che ritiene migliore per quel suo stato d'animo del momento e poi... chissà? Un po' come dice Vasco Rossi che a volte lascia delle parole aperte, delle frasi sospese nelle sue strepitose canzoni che sembrano parlare di ognuno di noi a seconda di come le vogliamo farcire. È anche per questo che ho sempre amato i puntini di sospensione e ne parlavo proprio qualche settimana fa, ahimè, con un altro “qualcuno” che ha deciso di fare a meno di me (ma questa è un'altra storia, col finale che vi pare pure questa). Insomma: io avevo paura di fargli una domanda con il punto interrogativo perché non volevo disturbarlo ma, dato che fino ad allora mi aveva sempre scritto lui i messaggi per primo, avendo paura di un rifiuto o di dargli noia, gli scrivo:
“Buongiorno, che fai...”
E lui secco come sempre:
“È una domanda?”
“Sì: troppo indiscreta?”
“Ci sono i puntini di sospensione, non il punto interrogativo. La punteggiatura è importante!”
Il che, detto ad una che ha due lauree in Lettere, o giù di lì, oltre che offensivo è sciocco. Per cui rispondo:
“I puntini di sospensione creano aria, libertà di rispondere o meno, respiro, non sono invadenti e perentori come il punto interrogativo e per sfortuna sono scarsamente utilizzati nel mondo della scrittura e dell'interpunzione,” (ne parlavo spesso all'università con un mio amico che amava anche lui scrivere e chissà ora che fa, credo che sia giornalista, bravo...).
Ma “lui”, il “qualcuno ormai fuori dalla mia vita” è arrabbiato, sempre, con me o con il mondo? Non lo saprò mai, non ci sentiamo più e non capisce il mio uso dei puntini di sospensione o non lo vuole capire oppure si diverte semplicemente a trovare in me sempre qualcosa che non va perché non gli piaccio davvero o, forse, perché riesco sempre a farmi trattare male dalla gente per il motivo che, come dice Claudia, siamo nate con la luna nera o, magari, come dice quello sempre incazzato con me, io faccio ripetutamente la vittima, mentre dovrei masticare i suoi insulti e zitta... boh, non so.
Certo, questa storia di chi nasce con la “Stella nera”, e non la “Luna nera” per la precisione, è interessante. Vi spiego. Ognuno di noi nasce con un destino, una stella per intenderci e, se questa è nera, beh... potete fare la classica cosa che vi dicono i genitori che non esistono più, quelli cioè che sanno educare, ovvero “sbattervi per terra”, potete essere gentili con tutti, buoni, disponibili, impegnatissimi e appassionati in tutto quello che fate ma risulterete, puntualmente, l'esatto opposto di ogni cacchio di aggettivo che ho appena usato, capite?
Ho provato ad essere una collega leale e instancabile: sono stata tacciata di manipolazione delle menti altrui e di scarso impegno.
Sono stata un'amica sempre presente, tollerando i ritardi e le sparizioni degli altri perché costantemente più impegnati di me e per una volta che non ho potuto esserci io, per le stesse persone, sono “morta”. Magari...
Ho dato il massimo della passione ai miei fidanzati e a mio marito e gli altri sono fuggiti, mio marito è morto per un infarto che mia suocera dice che gli ho procurato io a furia di farlo lavorare o inquietare...
Ho provato ad essere una figlia e una sorella presente ma non invadente, ma sono sempre quella assente e maleducata mentre gli altri sono sempre i migliori.
Che dirvi? Magari hanno semplicemente ragione loro, è anche questione di numeri e io sono davvero maleducata, stronza, incompetente eccetera eccetera se lo dicono in tanti ma... io sto sempre male per loro, cerco di fare il possibile: tanto vale farla davvero la stronza perché probabilmente non riesco ad essere altro e cancellare quegli stupidi sensi di colpa che, in ogni caso, non servono a nessuno. Soprattutto a me.
Ecco sì, sto mettendo sui mattoni della ricostruzione, un po' di sano egoismo come lo chiama la mia ginecologa “spaccamondo” (dalla quale, tra l'altro, sono anni che non torno ma non lo ritengo utile perché che senso ha andare dai medici? Ho mandato Marco a fare esami e visite cardiache a pochi giorni dal suo infarto e ogni responso era positivo... quindi a che servono i medici???)
Sì, sono diventata egoista, un po' diciamo, faccio quello che voglio pensando prima al mio benessere e poi a quello degli altri che, in fondo, se non stai bene tu non fai star bene nemmeno loro e sono diventata fatalista: non ho paura di morire, di salire sulla ruota panoramica e pensare che si sganci mentre sono su su: l'ho fatto e non avevo nessuna ansia, fighissimo! Non ho paura dell'aereo e delle sue turbolenze: l'altro mese ho fatto il primo viaggio dopo tanti anni proprio per Halloween, una specie di “esorcizzazione privata” e durante le turbolenze in aereo non ho avuto nessun timore. Se è destino...
Certo, l'unica grande paura che ho è di stare male, fisicamente e non solo, soprattutto e di dovere continuare a scontare la mia pena qui sulla terra che per me è L'Inferno avvolta nella mia coltre di grigio dove, ormai, le cose si stanno ricostruendo sì, ma ci sono solo doveri, obblighi, le cose piacevoli (un caffè, lo shopping...) le faccio da sola e ci sto pure bene ma ci sono pochi colori e vorrei più risate, divertimento, passione... e se la mia punizione fosse questa? Marcire nel nulla, nel vuoto e nel ripetitivo di giorni soli, senza amore, divertimento, passione...? Che vita sarebbe?
Sto provando a pensare di cambiare città, magari lì riuscirei a trovare nuovi amici: qui sono tutti sposati, con prole, sono uscita da parecchi giri e non riesco a rientrare in nessuno per tanti motivi e poi questa città è così triste e priva di eventi, cultura...
Sto provando ad uscire da sola e a non abbassare sempre sguardo e difese quando c'è qualcuno che mi piace ma, come avrete capito, ultimamente con quello lì dei puntini di sospensione mi è andata male pure se ci ho provato... magari anche lì ho dato troppo e probabilmente il segreto è andare piano... ma che posso fare se non ci riesco e se il mio cuore batte (davvero, non è una metafora) più velocemente di quello degli altri?
Sì, mi spaventa il grigio, ho paura di essere diventata il Grinch, non mi emoziono più per Natale (che poi che Natale è con la guerra alle porte e tutti i problemi della ripresa post Covid e bla bla bla...?!?); non piango più per un film commovente e, per la verità non piango più. Lo confessavo l'altro giorno ad una mia amica:
“Mi sto preoccupando. Non mi escono più le lacrime a fiumi come prima. Mi sarò bevuta l'anima o avrò finito le lacrime?”
Forse - ha saggiamente risposto lei - si cresce e le cose che ci sono successe sembrano così più forti di quello che accade ora che non si sente più lo stimolo per piangere molto...-
Quindi, come avrete capito, questo non è un ultimo capitolo con lieto fine, è pieno di “sto provando”, “sto ricostruendo” e non lo so se ce la farò come la tipa del post di Facebook di cui vi parlavo all'inizio.
Che poi, ad essere pignoli, “lieto fine” è un ossimoro perché quando finisce qualcosa, qualsiasi cosa, io personalmente ho sempre un po' di nostalgia e tristezza.
E, allora, diciamo che fino qui c'è il grigio: un lavoro a metà (sono sempre una costosissima e difficilissima partita iva...), una famiglia in cui non sono mai stata la preferita, non sono la migliore amica e nemmeno la donna pazzamente amata da qualcuno ma... chissà... appena smetterò di scrivere queste ultime parole...