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Psicologia...ipocrisia!
Pazza sì, sono pazza e allora? Preferisco stare di qua, con i pazzi, nelle nostre cliniche ormai chiuse da tempo. E me ne vanto persino, se stare di là vuol dire stare con “voi” uomini e donne che schiacciate in tutti i modi i piedi a chiunque vi intralci la strada con la maschera, però, di giustizieri della bontà per essere definiti “normali”, che stendete la normalità a baluardo delle vostre menti benpensanti tutte prese a cullare il proprio buonismo dall’anima marcia e a fuggire la diversità sempre e comunque, non sapendo che anormale, diversa è pure la genialità e voi, invece, preferite la banale normalità perché vi omologa di più alla massa apatica e freneticamente stupida! Ma sì, continuate pure a strangolare i vostri istinti: in fondo l’ho sempre pensato che il mondo sia diviso fra quelli come noi e quelli come voi. E quelli come noi sono pochi superstiti sofferenti però, se non altro, la sera dopo esserci leccati le pugnalate che ci regalate, ci sentiamo puliti. Noi.
“La vera forma di sanità mentale è la follia”: chi la diceva questa frase? Non lo so, non ricordo, ma io la ripeto da diverso tempo e, allora…non è che in fondo è pure mia?
Ci ho pensato spesso ad andare in analisi per risolvere i circuiti della mia intricata materia grigia. Perché IO riconosco di averli. Ma in fondo Jung o Freud sono morti e, resuscitandoli e mettendoli a lavorare “come pazzi” su di me: pensate che si possa arrivare a risolvere una sola delle mie lambade mentali? Io dico di no…
Però penso pure che per risolvere i problemi è necessario ritrovarne le origini, come con quelle schifose macchie spaparanzate(è un classico!) sui pantaloni nuovi nuovi: prima era un bel paio di pantaloni e quello era un risvolto lindo e pinto(pure firmato “Dolce & Gabbata”…) e poi, improvvisamente lì, proprio lì: la sudicia macchia. Il problema. E a quel punto ti chiedi: perché? Chi è stato a sporcare il mio risvolto che solo tre micro-secondi fa era immacolato? Pomodoro? Olio? Inchiostro? Qual è stata la causa? Ecco, io volevo e dovevo scovare quell’ “olio”, il “pomodoro” che aveva macchiato la mia vita lasciandola a imputridire nella sospensione prolungata degli atti, in quello che definirei l’antagonista acerrimo del “carpe diem”: mi si concederà uno “scarpe diem”? E passi.
Nella sfrenata ricerca delle cause del mio male, mi è pure balenato in testa il pensiero di iscrivermi a Psicologia: per auto-analizzarmi, no? Quale pensiero più inutile e demente! Eccoli lì, tutti in fila, gli aspiranti psicologi, a intasarti la vita e la bile in segreterie troppo strette per contenerli tutti, a scalpitarti davanti con gli occhi a spillo in biblioteche indignate di definirsi tali se a popolarli ci sono loro. Donne (o, meglio, aspiranti tali…) e uomini( più “aspiranti” che altro) oberati da un piano di studi appesantito da microgrammi di difficilissimi test a crocette( eh, beh, certo, perché la crocetta è comunque l’impegnativo segno che identifica gli analfabeti…!). E, allora, le crocette piantatevele per terra e zappatela pure un po’, visto che vi ci trovate, così la smettete di stare lì tutti compiti e concentrati a disquisire , nei vostri esami, di quali siano i nomi e gli effetti delle pippate! Un consiglio a voi studenti colorati, sfattoni prigionieri del vostro cliché “sono studente di psicologia e quindi devo vestirmi da troia o come un tossico inciampato nelle tendine di un bagno anni ’60 e travolto dalla fodera del divano”: andate a fare i vostri festini! Sì, lì siete bravi: se avessimo bisogno di fumo e di perversione verremmo da voi, cari amici. Ma i libri, i posti-studio: lasciamoli a chi ha imparato almeno all’asilo a tenere in mano una matita e sa, almeno dal primo anno di liceo, che “Dante” non è una discoteca del centro dove “ve la danno buona”, ma il nome dell’Alighieri, sapete…lo scrittore della Divina Commedia? Non vi dice niente?Paradiso, Purgatorio, Inferno…? No, voi ci tirate noi nell’inferno dei vostri movimenti assurdi e indecisi( e poi sareste voi gli psicologi…?) e imparate a usare le “t” al posto delle “d” prima di concludere che l’unico modo per essere colti consiste nel pagare i bollettini universitari e nel compilare iscrizioni flagellate dalla scolorina e pascolare con il bongos (che non sapete nemmeno suonare…!) in giro per il campus!
Gli “psicologi” hanno tolto tutto lo spazio e la vetusta e colta facoltà di lettere è stata ridimensionata e calpestata perché ci sono loro. Non anche, ma solo loro. E, allora, a parte gli scherzi e con il massimo della sincerità: su almeno un centinaio di iscritti a psicologia che conosco ce ne sono un paio degni della qualifica di studenti. Ancora, con tutta la simpatia del mondo…ma siamo onesti: la repulsione è per un sistema che illude con il miraggio di un corso di laurea che non insegna e non dà nulla se non il rinforzo libero del numero dei disoccupati più inutili e inoccupati.
È ovvio che, a questo punto, dovevo tornarci da sola ai primordi della mia inettitudine e solo lo scavo dei ricordi poteva spingermi a farlo. (...)