Stamattina nell'androne del palazzo, per quel dannato portone sempre rotto, per quel maledetto vento sempre presente, era finito a terra l'annuncio funerario di una Signora:si chiamava Barbara. Ho pensato a come vorrei che fosse il mio:con la foto che mi hai scattato sul treno per Vicenza, il maglioncino bianco, il sorriso ancora storto ma vero. Era una delle poche foto in cui mi piacevo. Solo tu mi hai scattato le poche foto in cui mi piaccio. Forse dovrei organizzarlo da ora e da me il mio funerale perché chissà se qualcuno lo farà... Io l'ho fatto per te e ricordo così poco: la gente mi parlava, io piangevo o annuivo ma pensavo sempre la stessa cosa... "E ora che faccio? Quando finisce l'incubo e il dolore che mi toglie la fame? Non potrò più parlarti... Chi aspetto ora? Che ci faccio qui?".
Quelli delle Pompe funebri chiedono questo, quello... Io rispondo: "... sì, forse, ecco i soldi..." e il tuo annuncio funebre, come quello della Signora di stamattina che si chiamava proprio Barbara, non l'ho mai visto o non lo ricordo... Sarò entrata dall'altro portone o la mia mente ha voluto rimuoverlo? Cosa ci ho fatto scrivere e, soprattutto, come ho fatto a sopravvivere per questi lunghissimi sette anni a tutto questo e perché e quando arriva, se arriva, la mia vita normale? E intanto vado per i 42 anni e tu non ci sei arrivato ai 42 ed è così strano che io diventi più vecchia di te.