domenica 12 marzo 2023

"A. I. D. S." racconto breve

 








Ancora


Ignoro


Dove


Sei




(Racconto breve)






3 Settembre, 2002



Oggi Billy mi ha detto di aver parlato con Jesse.

Io gli ho chiesto come si fa a parlare con un morto.


























AIDS o Sindrome da immunodeficienza acquisita, sindrome secondaria all'infezione dal retrovirus HIV; è caratterizzata dalla progressiva compromissione delle difese immunitarie e dall'insorgenza di gravi patologie, come cancro (frequente è il sarcoma di Kaposi) o encefaliti, oppure dalla comparsa di infezioni opportuniste che si sviluppano nei pazienti debilitati dalla malattia. L'individuo infettato dal virus diventa portatore asintomatico ed è detto sieropositivo perché nel suo sangue è possibile riscontrare la presenza di anticorpi anti-HIV; può sviluppare in seguito la sindrome vera e propria (AIDS conclamata). Quando questa compare, provoca un rapido deperimento fisico; l'esito dell' AIDS conclamata è infausto. Il termine AIDS è l'acronimo di Acquired ImmunoDeficiency Sindrome, sindrome da immunodeficienza acquisita.


(Microsoft Encarta Enciclopedia Plus)

















Quando andavo a scuola, circolava una terribile storia. Ogni ragazzina la copiava sul suo diario.

Parlava di una donna che passava una notte d'amore con un uomo appena conosciuto e al suo risveglio si ritrovava nel letto solo una rosa blu e un bigliettino con su scritto:

"Benvenuta nel mondo dell' A.i.d.s.".

Allora mi limitavo a pensare che quella storia fosse orribile e pensavo a quella malattia come ad uno di quei mostri terrificanti che la notte sconvolgono i sogni. Quei mostri però, la mattina, sai che non esistono.

L' a.i.d.s. sì. Di notte e di mattina. Sempre.

E adesso io lo stavo a guardare.




















La trasmissione del virus HIV avviene attraverso il contatto con il sangue di un soggetto infetto e per via sessuale. Per tale motivo, l'AIDS viene annoverata nel gruppo delle malattie a trasmissione sessuale(MST). L'infezione si diffonde più rapidamente fra individui che hanno spesso rapporti sessuali non protetti con partner diversi e tra i tossicodipendenti. Il virus può anche essere trasmesso dalla madre sieropositiva al feto, attraverso la circolazione sanguigna placentare, o al bambino dopo la nascita, attraverso l'allattamento al seno. Nel caso del contagio per via sessuale, l'HIV presente nello sperma e nelle secrezioni vaginali si immette nella circolazione sanguigna del partner non infetto attraverso piccole abrasioni delle mucose(genitali o orali), già presenti o formatesi durante i rapporti sessuali. Il contagio si verifica allo stesso modo negli individui omosessuali ed eterosessuali.

La trasmissione del virus tra tossicodipendenti riguarda coloro che fanno uso di droghe iniettabili, come l'eroina, e che impiegano siringhe già usate; in tal caso, anche piccole quantità di sangue depositatesi sull'ago o aspirate al momento dell'estrazione della siringa, possono essere sufficienti a infettare il successivo utilizzatore di questa.

Particolari vie di contagio sono quelle che si stabiliscono tra pazienti portatori di HIV e operatori sanitari, e viceversa, e nel corso di trasfusioni sanguigne. La probabilità di contrarre l'infezione per questa vie in realtà è piuttosto bassa, per le misure di prevenzione e le condizioni di sterilità adottate in ambito sanitario e grazie ai test di routine per l'individuazione dell'HIV effettuati nelle emoteche. La donazione del sangue non comporta per il donatore alcun rischio.



(Microsoft Encarta Enciclopedia Plus)





Ciao Luna.

Scommetto che ti sei già preoccupata perché è da un giorno che non ci vediamo. Da troppo. Da quella sera con la pioggia. Non so cosa dirti o da dove cominciare. Lo sai che, in generale, preferisco che tu li annusi i miei pensieri.

Potrei cominciare a dirti che a volte bisogna crederci nel destino perché il mio mi ha portato da te. Ma adesso devo andare. Ci sono troppe cose che tu non sai di me, magari sono quelle meno importanti, certo sono quelle che, a questo punto, mi costringono ad uscire dalla tua vita prima che possa farti ancora male. Ancora più male di quello che ti ho fatto e che mi hai urlato in mezzo a quella strada. Davanti a quella macchina che ti voleva portare via da me, per sempre, ho capito che questa vita ti merita. Merita te. Non certo me. Solo con quei maledetti fari negli occhi, ho capito che per chi t'incontra sei un raggio di vita, un colpo di risa.

In America facevo l'attore, avevi ragione. L'avevi capito da subito chi ero: ecco perché io sorvolavo sempre. Non ho tempo per parlarti di quel mondo, della vita che facevo, del fatto che mi ritenessi un dio fino a che la morte mi è venuta a cercare. Era bella, sai? Mai quanto te, ma era bella: chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata la mia condanna definitiva? Una storia con lei l'ho pagata al prezzo di una vita. La mia.

Quando fai l'attore, quando frequenti certi ambienti, quando sei come me, ti fai tante compagnie e molte sono sbagliate e, a volte, capita addirittura di farsi quella letale di “compagna”.

Una mattina mi sveglio nel mio lusso, affascinato come sempre dal mio fascino e arriva una telefonata: “...lei è morta di AIDS, quindi...presto morirai anche tu”. Non ci pensi prima, quando la guardi, o lei o un'altra, l'importante è che sia sensuale, l'importante è che sia tua per qualche minuto, non ti metti sulla difensiva con lei, non ci pensi che può ucciderti: le guardie del corpo le lasci andar via. Dopo un po' però sì, ci pensi che non hai pensato. Ci pensi alla fottuta vita che hai fatto...ti sta quasi bene quello che ti accadrà. Sei un incosciente: prima te lo diceva bonariamente l'impresario, adesso te lo sbatte in faccia lo specchio del bagno. Perché proprio a me? Che cosa mi accadrà? Quale mostruoso essere si impadronirà del mio corpo, del mio viso?

Si chiama AIDS. Quel nome è mio. È il mio. Ero impotente. Questa volta con tutti i miei soldi potevo concluderci ben poco, gli amici importanti non potevano aiutarmi. Un po' di compassione da parte di tutti era quello che mi rimaneva. Con quella presto sarei morto perché era la mia eredità.

Se spacchi tutto, se gridi e corri come un pazzo fino a che non hai più fiato, non cambi niente: lei è là, davanti a te, ti logora corpo e anima. È come se ogni giorno dovessi ingoiare un macigno. Te ne vai in giro con quel peso, il dolore ti sventra, è un dolore inerme...è un dolore che non puoi vivere fino in fondo perché niente ti appartiene più. Nemmeno il dolore. Non sei più padrone di te stesso, forse non lo sei mai stato però adesso ne hai la certezza. Quando vorrà, quando sarà comodo, lui ti verrà a cercare e si prenderà pure quel poco di te che ci sarà rimasto. Poco.

Lo so che chiederti scusa non basta, non ha senso. Io non volevo innamorarmi, non volevo più provare niente, ma poi ci siamo incrociati al bivio...non ti baciavo perché avevo paura di farti del male, non ti toccavo per non toccare me stesso e ho cercato di soffocare il mio amore per te, l'ho minacciato e poi implorato di andarsene ma, dopo, in un attimo, tu eri lì, in mezzo a quella strada e io ti amavo e allora dovevo salvarti: prima dalla macchina, ora da me.

Vado dove non puoi trovarmi, non ho intenzione neanche solo di provare a curarmi e lo so che non puoi capire o, forse, solo tu sei in grado di comprendermi.

Anche lontano, in questo mondo, in ogni mondo, in miliardi di mondi, ti porterò con me e ti amerò.

Vorrei tanto che l'angelo che verrà a prendermi assomigli a te, ma tu mi hai già preso.

Quando ti sentirai triste, ricordati che a volte “Basta guardare il cielo” e spingersi nella vita con un respiro in più. Io respirerò con te.

Se non mi cercherai sarò lì con te.

Jesse



Non vi è prova che l'HIV possa essere trasmesso attraverso l'aria, le punture di insetti, il sudore, la saliva, oppure tramite il contatto con persone infette, purché non vi sia scambio di sangue o di secrezioni genitali: dunque, il virus non si diffonde con una stretta di mano, o impiegando gli stessi attrezzi da lavoro di un sieropositivo, o indossandone un abito. Ciò è dovuto al fatto che l'HIV non sopravvive a lungo quando viene esposto all'ambiente. Invece, la condivisione di oggetti come rasoi, spazzolini da denti, bende, non è immune dal rischio di contagio.

Dopo circa 4-6 mesi dall'infezione, la risposta immunitaria dell'organismo contro l'agente patogeno determina il raggiungimento di un equilibrio(set point) tra i virus di nuova formazione e quelli che vengono distrutti. I sintomi scompaiono e l'individuo infetto, detto sieropositivo, entra in una “fase asintomatica”, che in media si protrae per 6-7 anni.

La fase asintomatica rappresenta lo stadio della malattia più pericoloso da un punto di vista epidemiologico, perché per un tempo piuttosto lungo permette il mantenimento di condizioni di salute generalmente buone e, quindi, non induce nel sieropositivo la consapevolezza della sua condizione e l'attuazione di comportamenti volti a evitare il contagio di altri individui (ad esempio, l'uso del preservativo durante il rapporto sessuale). Per questo motivo, è consigliabile che tutti gli individui che hanno comportamenti “a rischio”, ad esempio frequenti rapporti con partner diversi, o che abbiano comunque il sospetto di avere avuto uno scambio di sangue con un sieropositivo, si sottopongano a test diagnostici , come il test ELISA (vedi oltre), per accertare se vi è stata trasmissione del virus.

Il decesso per AIDS non è dovuto direttamente all'infezione da HIV ma alle malattie opportuniste. Le patologie attualmente considerate come correlate all'AIDS sono circa 25.


Microsoft Encarta Enciclopedia Plus.



Non riuscivo a crederci. Jesse stava per tornare. Scendeva tra non molto all'aeroporto, in quell'aeroporto che io avevo sommerso di sue tracce che poi erano rimaste sospese nel nulla, che erano rimaste attaccate sui fondi dei cassonetti più vecchi.

Mi sembrava uno scherzo crudele.

Mi sembrava assurdo che Jesse avesse prima voluto contattare Billy per farmi avvertire da lui del suo ritorno. Billy ci capiva meno di me in quella storia.

Cosa voleva adesso? Me? Perché?

E soprattutto: come stava? Chi era diventato? Quale se stesso si era portato dietro questa volta? Dov'era stato?

Ero pietrificata davanti a lui che mi guardava e mi riconosceva, davanti a quei dieci anni passati nel tormento: tutte quelle ore le avevo ingoiate amaramente, tutti quei minuti li avevo solo ansimati, tutti quei secondo li avevo contati.

Era lui, il mio Jesse, riflesso nei miei occhi, sembrava il solito Jesse, quello che mi aveva stretta sotto la pioggia.

Oggi l'ho stretto, Jesse, con una rabbia violenta, incazzata, come si abbraccia qualcuno che credevi di non poter toccare mai più. Era stato proprio così. Non ci riuscivo a respirare, la testa pullulava nevroticamente mille pensieri, le mani piangevano, pure loro.

Trenta o quaranta minuti di loquace silenzio fra noi.

-Ciao Luna.

-Ciao Jesse.

Ancora minuti interminabili di silenzio, poi ricominciavo a sentire sotto la pelle il tempo che mi sfuggiva:

-Come stai? Dimmelo! Come stai?

-Sto bene, non sono malato. Non lo sono mai stato.

-Che...che? Che?!!

-Non ti ho mentito, credevo davvero di avere l'AIDS ma non avevo fatto il test, non sapevo con chi parlarne...quando ho saputo che quella ragazza che era stata con me era malata di AIDS io sono impazzito...ero stordito e confuso: pensavo solo che la mia bella vita era stata sconvolta...è stato un errore...

-Un... “errore”?!?

La mia testa era pesantissima, carica di centinaia di macigni: ogni macigno per ognuno dei pensieri che mi sconvolgevano e nauseavano. Annaspavo fra le parole di Jesse, non riuscivo a credere a quello che mi stava dicendo.

-E poi quando te ne sei andato da qui...hai fatto il test?

-Sì, oh Luna! Io volevo...durante il viaggio, mentre tornavo in America, io pensavo a te...quando mi hanno detto che non ero malato, sono stato travolto da un altro shock: ero frastornato, ero felice, volevo chiamarti....ma non ne ho avuto il coraggio, non sapevo cosa dirti, mi sentivo in colpa e mi sentivo uno stupido...non avrebbe avuto senso tornare indietro...devi capirmi...

-“Capirti”?!? Io devo capire te? Ma tu hai la più vaga idea di quello che mi stai vomitando addosso? Dieci anni Jesse, dieci anni, e tu non hai avuto il tempo o le palle per fare una telefonata, per chiedermi scusa, per dirmi che stavi bene?!? A te di me non te n'è mai fregato niente, mi hai scritto tutte quelle cacchiate solo per prendermi in giro...mi hai sventrata e poi te ne sei rimasto a guardare!

-No, non è vero! Questo non puoi dirlo! Io ti ho amata, sempre, ti amo con tutto quello che significa: per questo sono tornato. Cerco di non pensarti, ma ci sei continuamente tu nella mia vita, in qualunque posto io vada ci sono il tuo odore, la tua voce...ho amato sempre e solo te...per questo sono andato via e per questo non sono tornato indietro: per non farti male!

-“Per non farmi male”...?! Ma sentiti! Tu mi hai tradita in un modo talmente squallido da meritare il primato nella “storia dei tradimenti”! Non mi hai detto la verità in tutto questo interminabile tempo e hai il coraggio di dire che non volevi farmi male? Sei scappato perché sei un vigliacco e dici che non volevi farmi male? E adesso che fai...? Torni da me, dici che mi ami e che sei guarito come se ti fossi curato da una semplice influenza?! Ma come ti permetti...come? Ti ho cercato per mesi con il rimorso di non averti aiutato in tempo o capito come avrei dovuto, mi sono portata questa colpa dentro, senza riuscirne a parlare mai fino in fondo perché ci sarebbe voluta tutta l'acqua del mondo per estinguerlo 'sto fuoco di rabbia impotente...ho iniziato a sentire che le vesciche sotto i piedi fossero parte di me perché camminavo con la luce e la notte per provare a cercarti, perché volevo finire di vivere insieme a te, vicino a te, senza darti fastidio...te li avrei regalati tutti volentieri i miei giorni per vederti anche un solo minuto felice, vivo. Ho vissuto di ricordi, ho cercato di soffocarli quando non ne potevo più d'incontrarli rigidi e impalpabili davanti a me, dovunque, e non ci sono riuscita...ti ho pensato ogni minuto senza interruzione e mi sentivo una merda perché non sapevo dov'eri e come soffrivi...mi sentivo un'egoista perché tu avevi deciso per me che non potevo curarti...Sono rimasta appesa, sospesa su quella tua lettera, su tutti i libri che ho studiato per poterne capire di più su quella che credevo fosse la terribile malattia da cui scappavi...ho persino cercato di entrare nel tuo “mondo”, ho voluto conoscere gente malata di AIDS credendo, così, di essere più vicina a te. Ho ferito tante persone perché non riuscivo a spiegargli che non mi sentivo alla loro altezza perché tu non mi avevi ritenuto all'altezza del tuo dolore; ho lasciato persone e situazioni nel vuoto delle mie assenze perché avevo paura che anche loro, come te, mi lasciassero e, allora, li lasciavo io per prima; ho ingoiato sangue e ne ho pensate talmente tante su questa crudele situazione che i quaderni non ce la fanno più a leggerle tutte...Sono arrivata alla conclusione che ti avrei sempre tenuto accarezzato dentro di me, in qualunque posto tu fossi, in questo mondo, in ogni mondo, in milioni di mondi...non potevo fare altro. Ma sono andata avanti nei giorni sentendo sulla coscienza un peso, perché mi sembrava di tradirti se vivevo e non sopravvivevo semplicemente, se tornavo ad essere felice, ogni tanto...ho sbagliato tutto! Ho violentato dieci anni della mia vita e tu mi chiedi di capire?!? Che cosa, eh?!? Che cosa dovrei capire?!?

-Ti ricordi quando abbiamo visto Cast Away? Tu hai pianto non mentre era naufrago, triste e solo su quell'isola, ma quando è tornato a casa, fra la sua gente, perché proprio lì lui si è sentito veramente solo. Io non potevo tornare da te. E se tu non mi avessi più voluto? Preferivo dei dubbi a certezze terribili. Il tuo amore mi aiutava ad andare avanti nella vita e, alla fine...eccomi qua: ho capito che non posso vivere lontano da te.

Mi calmavo, mentre parlava, dopo essermi liberata di tutto quello che avevo dentro. Da troppo.

-Jesse io ho sbagliato, sto sbagliando: io non devo, non voglio rinfacciarti quello che ho provato per te. Perdonami...mi sento così stordita. Colpita. Sono felicissima che tu stia bene non fraintendermi, avrei dato la mia vita per vederti stare così bene, è solo che...è come se mi avessero tolto un pezzo di vita, ma la colpa è solo mia in fondo. Io sono...io non so dirti come sto ora...ho bisogno di capire se sono arrabbiata con te o solo con me. Non ci capisco più molto. Sarai sempre dentro di me, questo è certo...ma adesso ho bisogno di tornare a casa.

Jesse mi fissava ammutolito: li leggeva i miei pensieri dietro le parole che gli dicevo? Li aveva mai letti e annusati davvero i miei pensieri o ero stata solo e semplicemente io a volerlo credere?

A volte le parole non servono. Tante volte, durante le mie giornate, non trovo quelle giuste da dire al momento giusto.

Milo mi scrutava perplesso. Incerto era il suo sguardo a se stesso, rassicurante la sua espressione per me, dietro quella vetrina, con le mani in tasca, davanti al viso l'alone del freddo che si era poggiato sul vetro spesso.

-Ti prego Milo, torniamo a casa nostra. Ti prego.











Attraverso il prelievo di un campione di sangue è possibile accertare la condizione di sieropositività in tempi relativamente rapidi rispetto al momento dell'infezione virale.


Il più rapido test per verificare se un individuo è venuto a contatto con il virus HIV e il suo organismo ha sviluppato contro questo una risposta specifica, è il cosiddetto test anti-HIV, o test ELISA(Enzyme-Linked Immunosorbant Assay). Con il semplice prelievo ed esame di un campione di sangue, è possibile attraverso questa prova verificare se nel corpo del soggetto esaminato si sono sviluppati anticorpi anti-HIV: se ciò viene riscontrato, il test risulta positivo, e l'individuo viene definito sieropositivo. In realtà, la precisione del test ELISA non è del 100%; pertanto, per convalidare una diagnosi di sieropositività viene effettuata una seconda indagine, detta test Western blot, basata sullo stesso principio del test ELISA ma più precisa. Il risultato del test Western blot risulta decisivo per la diagnosi. Poiché comunque il test ELISA è meno costoso, esso viene eseguito di routine come primo screening.

Il test ELISA e il Western blot non possono essere eseguiti immediatamente dopo che l'individuo è venuto a contatto con il virus; infatti, occorre solitamente un periodo di circa tre mesi affinché il sistema immunitario produca una risposta anticorporale contro il virus. Prima di tale periodo, dunque, il soggetto risulta comunque negativo ai test sierologici. In questa fase, per la determinazione della presenza dell'HIV possono essere utilizzati altri metodi, che rilevano direttamente la presenza di alcune componenti del virus. Se il paziente risulta negativo ai test dopo sei mesi dal momento del possibile contatto con l'HIV, esso può con sicurezza ritenersi non contagiato.


Poiché è stato accertato che vi sono due ceppi di HIV responsabili dell'AIDS, denominati HIV-1 e HIV-2, per rilevare ciascuno dei due si sono resi necessari test sierologici differenti. Questi due ceppi, infatti, pur essendo strettamente imparentati e pur causando la stessa malattia, mostrano differenze in alcune componenti proteiche che, a livello diagnostico, ne permettono la distinzione.

L'impiego di trattamenti farmacologici contro le infezioni associate all'AIDS si è tradotto in un reale beneficio clinico, prolungando la vita di numerosi pazienti.



Microsoft Encarta Enciclopedia Plus.