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È anche per questo che ho sempre amato i puntini di sospensione e ne parlavo proprio qualche settimana fa, ahimè, con un altro “qualcuno” che ha deciso di fare a meno di me (ma questa è un'altra storia, col finale che vi pare pure questa). Insomma: io avevo paura di fargli una domanda con il punto interrogativo perché non volevo disturbarlo ma, dato che fino ad allora mi aveva sempre scritto lui i messaggi per primo, avendo paura di un rifiuto o di dargli noia, gli scrivo:
“Buongiorno, che fai...”
E lui secco come sempre:
“È una domanda?”
“Sì: troppo indiscreta?”
“Ci sono i puntini di sospensione, non il punto interrogativo. La punteggiatura è importante!”
Il che, detto ad una che ha due lauree in Lettere, o giù di lì, oltre che offensivo è sciocco. Per cui rispondo:
"I puntini di sospensione creano aria, libertà di rispondere o meno, respiro, non sono invadenti e perentori come il punto interrogativo e per sfortuna sono scarsamente utilizzati nel mondo della scrittura e dell'interpunzione (ne parlavo spesso all'università con un mio amico che amava anche lui scrivere e chissà ora che fa, credo che sia giornalista, bravo...)"
Ma “lui”, il “qualcuno ormai fuori dalla mia vita” è arrabbiato, sempre, con me o con il mondo? Non lo saprò mai, non ci sentiamo più e non capisce il mio uso dei puntini di sospensione o non lo vuole capire oppure si diverte semplicemente a trovare in me sempre qualcosa che non va perché non gli piaccio davvero o, forse, perché riesco sempre a farmi trattare male dalla gente per il motivo che, come dice Claudia, siamo nate con la luna nera o, magari, come dice "quello sempre incazzato" con me, io faccio ripetutamente la vittima, mentre dovrei masticare i suoi insulti e zitta... boh, non so.
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